Prime orchestre cubane giunte in America negli anni ‘90
Su quale tipo di musica sia più culturale nel settore latino americano, si può discutere molto, ma in ogni caso, la musica da ballo più attuale, come la bachata, la salsa o soprattutto il reggaeton, è di certo considerabile assai più leggera in termini di contenuti, rispetto a temi trattati in opere di stampo maggiormente folklorico.
La musica ballabile è quindi sempre stata considerata incolta?
La risposta è no, alcuni compositori e scrittori di canzoni prediligono ottenere una traccia musicale da intenditori, altri desiderano colpire il pubblico con qualcosa di commerciale, altri ancora cercano appositamente di trattare temi semplici e di pancia, solo per colpire le masse, pochi lavorano su entrambi i fattori, ovvero musica e testi artisticamente validi.
Ma quindi chi ha ragione?
Spesso e volentieri chi ascolta, vale a dire, il diretto consumatore.
E’ lui che determina l’andamento del mercato, dalle mode al gusto popolare di dominio pubblico e generale, così per l’abbigliamento, anche per la musica.
Su questa figura del consumatore medio, poi, le case discografiche hanno da sempre basato i loro studi in modo da costruire le loro fortune e i loro imperi.
Cosa che in Paesi come Cuba durante il famoso periodo delle restrizioni dovute all’embargo, ecco che agli artisti locali risultava difficoltoso creare musica ballabile e popolare da vendita per l’esterno.
Le regole costruite ed imposte dall’Emendamento erano palesemente chiare, tendendo a favorire produzioni basate su contenuti di profilo folclorico, da ascolto, in puro stile “Buena Vista Social Club”, piuttosto che la musica da ballo di matrice commerciale.
Le leggi non impedivano direttamente ai compositori e musicisti di suonare negli States, ma ovviamente risultava spesso molto complesso per ognuno di loro attuare questa procedura lavorativa, spesso ne erano impossibilitati, talvolta rischioso anche per alcuni promotori statunitensi cercare di promuovere artisti del genere.
E’ un periodo molto delicato pieno di problemi geopolitici derivanti dal periodo Castrista, giunti sino alle porte della Florida a Miami, tenendo inoltre conto che le minoranze etniche latinoamericane negli Stati Uniti si sono moltiplicate in poche decine di anni, superando quelle della comunità nera.
A causa di questo, risulta essere dunque logico che, il musicista, sia esso cubano, colombiano, messicano, peruviano, o di qualsiasi altra parte del Centro o del Sud America, ha negli ultimi anni tentato di penetrare nel tessuto del ricco mercato discografico statunitense.
Un’impresa comunque estremamente difficoltosa, gestita in maniera pesante e cavillosa dalle leggi presenti in territorio americano e dalle relative politiche delle città americane con le più alte percentuali di presenza di immigrati latino americani, Miami in prima battuta per la sua facile raggiungibilità dall’isola cubana, a sole 90 miglia di distanza dalle Florida Keys.
Per molti anni sia le pressioni politiche adottate, che le tattiche quasi terroristiche, hanno fatto in modo di tenere alla larga gli artisti cubani da Miami, o per lo meno, hanno avuto il palese compito di farne arrivare il minor numero possibile in città.
Dopo qualche tempo però, verso la fine degli anni ‘90, queste barriere hanno cominciato a cedere e dopo i primi gruppi storici come quello di Isaac Delgado, sono sopraggiunti sul territorio Americano anche NG la Banda, Manolìn el médico de la salsa, i celeberrimi Los Van Van con Juan Formell e, di conseguenza, moltissimi altri ancora, spesso agitando le acque e dando luogo ad accese polemiche all’interno della comunità latinoamericana, tra discordi e concordi sulla presenza di questi gruppi che alcuni cubani colpevolizzarono come filocastristi.
Queste controversie, portarono inevitabilmente all’annullamento graduale di alcuni grandi eventi musicali in programmazione, come il Midem Latino 2000, in seguito l’inasprimento di ulteriori regolamentazioni dopo l’11 settembre del 2001 non hanno per nulla agevolato la vita di chi avesse avuto necessità di una carta verde in quel periodo.
Una nota positiva è stata invece data dallo stesso pubblico americano, che nel tempo ha visto sempre aumentare in maniera limitata ma costante, la presenza di grandi artisti cubani negli States, diventandone seguaci artistici ed apprezzando le produzioni di musica ballabile cubana e latino americana al pari delle loro minoranze etniche territoriali.