Buena Vista ed il risveglio commerciale della musica ballabile cubana
Nel 1999 Buena Vista è un album documentario che desta scalpore nella storia della musica cubana, più che per il livello artistico dell’opera che vede coinvolti musicisti storici di spessore rappresentativi dell’isola, anche per il fatto che Buena Vista rappresenta un sobbalzo di stupore del movimento commerciale delle case discografiche.
Quest’opera musicale è stata costruita dalla collaborazione con produttori stranieri, i quali presentandola al Mondo, sono riusciti a vendere ed ottenere guadagni su ben 5 milioni di copie vendute a livello Globale.
Cosa mai accaduta in passato, tramite nessun’altra casa di produzione discografica interna al Paese.
In questo periodo, come per quello precedente, i guadagni delle etichette cubane si basano quasi nel complessivo sulle vendite avvenute sul territorio del mercato musicale straniero.
In buona parte i ricavi aumentano grazie anche ai turisti che acquistano i dischi visitando l’isola.
Purtroppo parlando del mercato locale possiamo affermare che all’epoca (un po’ come ancora adesso), risulta pressoché inesistente: un disco (cd) che costa 15/20 dollari, per un cubano risulta essere un bene inacquistabile (tenendo soprattutto conto che uno stipendio mensile medio possiede lo stesso valore).
Il mercato interno è quindi piratato da registrazioni vendute a bassissimo costo su vecchie musicassette, le quali rappresentano dopo la diffusione dei canali statali della radio (anch’essa statale), i migliori strumenti di comunicazione musicale.
Per queste banali ragioni politiche ed economiche le case di produzione locali e straniere che operano sul territorio locale, cercano i loro potenziali clienti ed ascoltatori di musica ballabile al di fuori dell’isola, puntando al mercato Globale, ma con scarsi riscontri e successi.
Ed è sempre per questo fattore appena menzionato che l’album Buena Vista rappresenta una “batosta commerciale” in tutti i sensi per gli enti di produzione musicale sopra elencati, il disco è una produzione svolta internamente ma da un’etichetta completamente distaccata da Cuba, che non opera sul territorio come tutte le altre e straniera.
Dopo il grande successo, molti degli artisti ed operatori commerciali di salsa decretano che la musica ballabile proveniente da Cuba necessita e merita ancora il riconoscimento internazionale che le spetta, cercando di alzare l’asticella delle vendite, come ad esempio negli Stati Uniti, ove le opere delle band cubane si aggirano attorno ad una media di 10.000 unità per disco.
Un record è sicuramente stabilito dall’orchestra di Manolito Simonet Y su Trabuco che riescono a giungere ad una vendita di circa 25.000 copie nel 1999.
Altri come Juan Formell y Los Van Van e l’orchestra di Elito Revè y su Charangon, decretano simili importanti successi.
Naturalmente lo scompenso economico e commerciale dell’isola è determinato anche da mansioni come appunto quella del musicista professionale, il quale attraverso il mercato estero raggiunge cifre da miliardari rispetto a quelle guadagnate in politica tipicamente comunista dentro al mercato locale di Cuba; risultato: qualsiasi artista desidera scappare per l’economia interna ed il lavoro che il Paese offre.
Oggi per gli artisti famosi, gli anticipi dei contratti discografici e delle leggi del diritto d’autore (rappresentati in Italia dalla SIAE), rappresentano per loro la maggior parte dei guadagni.
Il diritto d’autore è un tema che Cuba deve iniziare ad affrontare, dal momento che iniziano ad esserci case di produzione estere con contratti e regole differenti da quelle interne dello Stato; cosa che diventa presto un problema ed a generarne altrettanti, data l’imminente rottura politica tra U.s.a. e Cuba.
Molti musicisti pertanto firmano contratti esteri direttamente, bypassando le etichette locali, ed aderendo soprattutto a quelle europee dopo la questione dell’embargo statunitense.